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Libera Università di Bolzano

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“Con il disegno, ho dato un taglio al dolore”

La cura. Storia di tutti i miei tagli”. Una graphic novel che affronta il tema delle relazioni tossiche e della lotta contro la depressione e l’isolamento che ne sono l’esito più frequente. La giovane autrice del libro, pubblicato recentemente per i tipi di Becco Giallo, è Ilaria Carrozzo, alias Icaro Tuttle, 21 anni, studentessa del corso di laurea in Design e Arti.

Ilaria Carrozzo, come è nata quest’opera, pubblicata da una delle case editrici più in vista nel settore della fumettistica?

Il nucleo originale del racconto l’ho concepito mentre lavoravo al progetto semestrale di comunicazione visiva con il prof. Giorgio Camuffo, il prof. Andrea Facchetti e la prof. Emanuela De Cecco. Il titolo del percorso era “Il corpo non mente” e compito che ci era stato assegnato era riflettere e lavorare graficamente sulle parole che riguardassero il corpo e la pandemia. Tre parole, in particolare, erano centrali: saluto, normalità e cura. A queste ogni studente doveva aggiungere una sua parola, che lo riguardasse in prima persona, e successivamente produrre uno stampato, io ho fatto un libricino di una 40 di pagine.

Quale fu la tua scelta?

Decisi di accostare alle altre il termine “taglio”, che si prestava bene a giochi polisemici, a metà strada tra lo scritto e il disegno. Per me la cura e la terapia sono fortemente connesse all’interruzione, al taglio vero e proprio di un dolore, fisico o mentale. Un processo anch’esso doloroso ma necessario.

Hai affrontato la tematica riferendoti a tue esperienze personali?

Sì, ho cercato di raccontare per immagini la strada in salita che ho dovuto percorrere per uscire da una “relazione tossica”. La scrittura e il disegno mi hanno aiutato a dare un taglio al dolore.

Il libro pubblicato da Becco Giallo è lo stesso uscito dal progetto?

No, rispetto al lavoro svolto in unibz, quando ho presentato la mia proposta all’editore, mi è stato chiesto di integrarlo, di allargare la storia per farne un prodotto editoriale. È stata una bella sfida che ho raccolto e superato grazie all’aiuto degli editor che mi hanno accompagnato.

Sei alla tua prima pubblicazione?

Sì, addirittura, prima di “La cura”, non avevo mai letto un fumetto. Poi ho conosciuto Giangioff, un fumettista di Trento che mi ha incoraggiata a mandare quello che avevo realizzato a una casa editrice. È andata bene.

Cosa li ha convinti della tua proposta?

Credo soprattutto il fatto che il tema delle “relazioni tossiche” e del conseguente carico di dolore che provocano era un tema originale da affrontare con il linguaggio della graphic novel.

Pensi che sia un libro che può aiutare giovani persone a lasciarsi alle spalle le situazioni che hanno ferito anche te?

Lo spero, quantomeno. L’ho scritto e illustrato per fare sentire meno sole le persone che si trovano a vivere una situazione simile alla mia. Quello che mi faceva stare peggio, prima di superarla, era la difficoltà di parlarne con chi mi stava attorno.

A cosa stai lavorando attualmente?

Adesso sono concentrata su questa pubblicazione. Ho già fatto alcune presentazioni del libro ed è piaciuto. Tutto il mio tempo adesso lo dedico alla tesi di laurea, con il prof. Giorgio Camuffo e Andrea Facchetti, che sarà un libro illustrato. Non escludo che poi in futuro anch’essa potrà diventare un libro pubblicato da una casa editrice. Comunque sul mio profilo Instagram, che porta il mio pseudonimo - Icaro (Ilaria Carozzo) Tuttle (da un personaggio di Don DeLillo, Mr. Tuttle) – pubblicherò tutti gli aggiornamenti sui miei prossimi lavori. Per restare aggiornati su quello che faccio, basta sbirciare lì.

(zil)