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Libera Università di Bolzano

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Sulle tracce della Prima guerra mondiale: completate le misurazioni nelle Dolomiti di Sesto

Dal 2021, nell’ambito di un progetto di ricerca biennale, la Piattaforma Beni Culturali e Produzione Culturale ha registrato e analizzato le tracce della prima guerra mondiale nelle Dolomiti di Sesto.

Inscritto nel paesaggio. Luoghi, tracce, ricordi. La prima guerra mondiale nelle Dolomiti di Sesto”, è il titolo di un progetto di ricerca della Piattaforma Beni Culturali e Produzione Culturale della Libera Università di Bolzano, che sta censendo e rivalutando le strutture del fronte della Prima guerra mondiale intorno alle Tre Cime di Lavaredo, finora non documentate in modo esaustivo. Parallelamente, si stanno studiando gli effetti della guerra sulla popolazione civile di Sesto. Nell’ambito del progetto finanziato dal bando RESEARCH SÜDTIROL/ALTO ADIGE 2020-2022, in una prima fase un team di archeologi ha perlustrato sistematicamente l’altopiano delle Tre Cime e ha documentato ogni traccia lasciata nel paesaggio dai 29 mesi di combattimenti tra maggio 1915 e novembre 1917.

Allo scopo, sono state utilizzate tecnologie all’avanguardia: GPS differenziale, droni, rilievi in 3D e telecamere panoramiche. In totale, sono stati registrati con GPS più di 37.000 punti di indagine, sono stati effettuati 146 voli fotogrammetrici con droni e 177 strutture sono state documentate tridimensionalmente con la metodologia Structure from Motion . Questo ha permesso per la prima volta di registrare completamente anche le numerose strutture delle caverne che corrono sottoterra. L’obiettivo è mappare e interpretare tutte le strutture e le tracce di guerra rimanenti nel modo più completo possibile. L’area del progetto si estende tra le due montagne attorno alle quali si sono svolti i combattimenti più aspri -  il Sasso di Sesto e la Torre di Toblin – e, nel corso delle indagini, per la prima volta è stato possibile registrare completamente un’intera sezione di combattimento del fronte della montagna. Questo ha rivelato quanto fosse sviluppata l'infrastruttura per l’approvvigionamento delle truppe durante tutto l’anno, basata su una vasta rete di sentieri e numerose funivie. Nel corso dei rilievi del tunnel italiano sul Monte Paterno, è stato possibile rilevare una zona precedentemente inesplorata. Ciò ha permesso di provare per la prima volta che, originariamente, sotto l’intera superficie della montagna passava un tunnel crollato solo negli ultimi metri.

“Le tracce della Prima guerra mondiale nel paesaggio sono importanti testimonianze che permettono di far conoscere gli eventi di quegli anni ai turisti – in crescita – in un sito patrimonio dell’umanità. Allo stesso tempo, esse sono esposte al saccheggio e alla distruzione”, sottolinea la responsabile del progetto Waltraud Kofler-Engl, responsabile della Piattaforma Beni Culturali e Produzione Culturale della Facoltà di Design e Arti, che sottolinea così il contributo del progetto di ricerca alla documentazione storica e al contrasto della scomparsa e dell’oblio.

Il progetto “Inscritto nel paesaggio” è sviluppato da un team multidisciplinare di ricercatori della Libera Università di Bolzano che abbraccia discipline come la tutela dei beni culturali e la storia, l’archeologia dei conflitti, la sociologia, l’antropologia, la geografia, il design e l’arte. Centrale è anche la collaborazione con quanti contribuiscono a conservare la memoria a livello locale: l’associazione “Bellum Aquilarum” e l’Associazione turistica di Sesto, i discendenti della generazione che ha vissuto la guerra e gli abitanti di Sesto, coinvolti nel progetto in modo partecipativo; al momento si sta cercando anche di coinvolgere i vicini del Comelico. Nei prossimi mesi, le foto storiche e i documenti d'archivio saranno valutati e uniti ai risultati del lavoro sul campo. Il progetto si concluderà nell’autunno del 2022 con una mostra e una conferenza. “Allora saremo in grado di cogliere meglio la difficile eredità della Prima guerra mondiale iscritta nel paesaggio delle Tre Cime, nonché di vedere e trasmettere in modo più dettagliato gli effetti sulla popolazione civile di Sesto e la loro memoria”, conclude Waltraud Kofler-Engl.

zil/09.02.2022