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Libera Università di Bolzano

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Com’è difficile fare figli da Bolzano in giù

Le politiche per la natalità dell’Alto Adige. L'articolo di Federico Boffa e Giacomo Ponzetto.

Il bilancio della natalità in Italia è tristemente e cronicamente negativo. Ininterrottamente dal 2007, ogni anno i nuovi nati sono ben meno dei morti: 379 mila a fronte di 661 mila nel 2023. In una mappa uniformemente in rosso, spicca l’eccezione rappresentata dalla provincia di Bolzano: unica in controtendenza con 4 690 nati a fronte di 4 551 morti.

Capire che cosa determini questa eccezione è il primo passo per poterla imitare, ed è quindi esercizio molto utile. Saltano immediatamente all’occhio le politiche della provincia di Bolzano per la natalità: un ampio ventaglio di interventi per aiutare i genitori ed in particolare le famiglie numerose. Sussidi monetari, sconti sui trasporti pubblici e su prodotti alimentari; periodi di congedo remunerato per i genitori; investimenti significativi ed efficienti sugli asili nido, ed altresì un servizio certificato e affidabile di assistenza per i bambini, il cosiddetto sistema delle Tagesmutter. Si potrebbe essere tentati di concludere che questa sia la ricetta. Una ricetta forse politicamente difficile da mettere in pratica – come dimostra il fatto che fuori dall’Alto Adige queste politiche sono rare – ma, se realizzata, risolutiva.

Si tratterebbe con ogni probabilità di un miraggio. Introdurre politiche di sostegno, benché auspicabile, sarebbe insufficiente. Anzitutto perché la loro efficacia richiede che i potenziali neo-genitori possano fare affidamento sulla loro continuità, confidando con ragionevole certezza che continueranno a essere in vigore per l’intera infanzia dei figli. Il che purtroppo non è affatto scontato, come dimostra la transitorietà di molti degli aiuti previsti dal governo italiano per i neo-genitori negli ultimi decenni. La proliferazione di contributi e bonus stop and go non dà affidabilità ai potenziali genitori, ed è quindi presumibile che abbia un effetto molto scarso sulla propensione ad avere figli, contribuendo solo a peggiorare le finanze pubbliche.

Ciò che serve davvero perché i giovani mettano al mondo dei figli è la fiducia nel futuro, di cui la fiducia nella continuità delle politiche non è certo l’unico né il primo degli aspetti. Gli altoatesini hanno più motivi della maggioranza degli italiani per essere fiduciosi. Motivi determinanti nella decisione di avere figli: la scelta di più ampio orizzonte che una giovane coppia possa assumere, e che nel resto d’Italia spesso non assume. Non può sorprendere che, prima di compierla, i giovani cerchino stabilità lavorativa ed indipendenza abitativa.

La provincia di Bolzano brilla sul primo fronte. Non soltanto, nel 2023, è la seconda provincia d’Italia per PIL pro capite, dopo Milano. Ha altresí un mercato del lavoro molto dinamico, che negli ultimi due decenni ha spesso registrato il tasso di disoccupazione più basso d’Italia. A fine 2023, esso si è attestato al di sotto dell’1,5%. Perché i giovani mettano su casa – e famiglia – non basta però la creazione di posti di lavoro, ancorché ben retribuiti. Per una popolazione in crescita, occorre anche creare nuove case. Ed in Alto Adige si costruisce di più che in molte altre parti d’Italia. Negli ultimi anni si è ad esempio costruito significativamente di più nella provincia di Bolzano che in quella di Milano (nel 2022 circa 0,22 metri quadrati pro capite contro 0,14; nel 2019, pre-Covid, circa 0,31 contro circa 0,11) o di Roma.

La politica altoatesina, che mette al centro la crescita, il lavoro, la disponibilità abitativa e la natalità, sembra essere assi più centrata sui giovani che nel resto d’Italia; dove invece le risorse sono sbilanciate sui più anziani: partendo dalla spesa previdenziale più alta tra tutti i paesi dell’OCSE, pari al 15,9% del PIL negli ultimi dati del 2019. Può risiedere qui buona parte del segreto del successo della natalità di Bolzano. Quanto dunque è esportabile l’eccezione bolzanina?

Piuttosto che riforme puntuali a specifiche politiche assistenziali, si tratterebbe di spostare il centro di interessi della politica verso le istanze dei giovani ed in particolare dei giovani genitori. Va in questa direzione la proposta, già formulata da Antonio Rosmini e più di recente dal demografo ungherese Paul Demeny, di dare un peso maggiore ai voti dei genitori di figli minorenni. Come suggerisce un recente lavoro di ricerca di uno degli autori, adottare misure in tal senso potrebbe dare ai giovani un segnale tangibile che le scelte politiche rifletteranno maggiormente le loro esigenze e priorità. Aumentandone così la fiducia nel futuro, proprio e dei propri figli, che tanto manca in molte parti d’Italia e che tanto può contribuire alla ripresa della natalità.

Federico Boffa e Giacomo Ponzetto (Il Foglio, 19 Aprile 2024)

Articolo pubblicato anche sul Blog della Facoltà di Economia: https://blog.econ.unibz.it/ 

Immagine: Foto di Ryan Fields su Unsplash.