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Free University of Bozen-Bolzano

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Premio Parco Nazionale dello Stelvio a laureato unibz

La tesi di Thomas Deola (laurea magistrale EMMA), ha ottenuto il premio del Centro studi Val di Sole. Tema: gli effetti della conservazione sulla vegetazione in due aree protette.

Thomas Deola, attualmente studente di dottorato in ecologia della vegetazione alpina a Bayreuth (dipartimento di Disturbance ecology and vegetation dynamic), si è diplomato nel corso di laurea magistrale EMMA (Environmental Management of Mountain Areas) con una tesi intitolata “Effects of nature conservation on scrub vegetation in two biogeographically contrasting protected areas” (relatore il Prof. Gianmaria Bonari, correlatore Dr. Alessandro Bricca). Questo lavoro, collegato al progetto “BIOmen – Biodiversity in National Parks”, è stato recentemente premiato dal Centro Studi Val di Sole con il Premio Parco Nazionale dello Stelvio.

La tesi di laurea di Deola ha preso in esame habitat target in due aree studio per valutare se la presenza e la sovrapposizione di aree protette ne influenzino la sua qualità. Come aree protette, sono state considerate una istituzione sovranazionale rappresentata da siti della Rete Natura 2000 - una rete di aree protette istituita a livello europeo con l’obiettivo di salvaguardare habitat e specie di interesse comunitario – e una istituzione nazionale rappresentata dai parchi nazionali, con focus sul Parco dello Stelvio per il Trentino e il parco dell’Asinara per la Sardegna.

“Nella mia ricerca ho analizzato la qualità dell’habitat in due regioni biogeograficamente diverse (il Mediterraneo e le Alpi), considerando un gradiente spaziale di conservazione in cui diverse aree protette si sovrappongono”, spiega l’ecologo. Deola ha confrontato tre tipologie di aree: quelle all’interno di parchi nazionali e contemporaneamente Zone Speciali di Conservazione (ZSC, create dalla direttiva Habitat), quelle presenti solo in Zone Speciali di Conservazione e quelle al di fuori di ogni area protetta. Il ricercatore aveva l’obiettivo di capire se e come la qualità di un habitat specifico sia influenzata dalla presenza di aree protette a diversa designazione e dalla loro sovrapposizione. Il metodo adottato consiste nella quantificazione del numero di specie focali (indicatrici della qualità), combinato con la valutazione di indicatori di disturbo e di diversità funzionale.

“L’uso di diversi indicatori ci ha permesso non solo di quantificare la qualità dell’habitat, ma anche di associare meglio la sua variazione in relazione alle istituzioni considerate e al loro grado di sovrapposizione. Nell’area di studio mediterranea, abbiamo riscontrato la qualità dell’habitat più bassa nelle aree dove Parchi Nazionali e ZSC si sovrappongono. In questo caso specifico, il fattore degradante sembra essere legato al sovrapascolo” afferma Deola. “Nell’area di studio alpina, abbiamo riscontrato meno specie focalinell’area protetta esclusivamente da una ZSC. In questo caso specifico, ciò sembra dovuto alla geomorfologia naturale del luogo”, aggiunge.

Le considerazioni finali sull’efficacia della protezione nel mantenimento di habitat di alta qualità sembrano dipendere dal contesto. “La sovrapposizione delle aree protette potrebbe essere una potenziale fonte di conflitti gestionali per la protezione della biodiversità, come abbiamo rilevato nell’area di studio mediterranea”, conclude Deola, “Nell’area alpina, l’istituzione di aree protette in zone remote connesse a dinamiche di abbandono potrebbe invece essere la causa di una uniformità dell’habitat tra aree protette sia da Parchi Nazionali che da ZSC e aree non soggette a vincoli di protezione”. “La tesi utilizza un approccio combinato innovativo tassonomico e funzionale nella valutazione della qualità degli habitat in aree protette, offrendo una comprensione approfondita della qualità degli habitat.” aggiunge Bricca, ricercatore coinvolto nel progetto.

Il lavoro scaturisce dal progetto di ricerca “BIOmen – Biodiversity in National Parks”, coordinato dal prof. Bonari, collaboratore del gruppo di ricerca del Prof. Zerbe. L’articolo è stato recentemente pubblicato in Biological Conservation, un prestigioso giornale scientifico internazionale di conservazione della natura.

Immagine: Whgler, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons 

(zil)