I costi della violenza di genere
Prof. Tonin come affronterà la tematica della violenza di genere nella sua lezione aperta di domani, 28 novembre?
Principalmente cercherò di fornire un po’ di dati per ragionare del tema a partire dai numeri che riguardano il fenomeno, poi parlerò delle evidenze che riguardano i fattori scatenanti la violenza e terminerò accennando a possibili misure di prevenzione o intervento e alla loro efficacia. Sarà un intervento nel corso del quale cercherò di fornire una panoramica ampia e di dare qualche spunto per approfondire.
Com'è la situazione attuale?
Partendo dal presupposto che la situazione attuale è assolutamente inaccettabile, dobbiamo dire che in passato era ancora più inaccettabile. Se adottiamo una prospettiva un po’ di lungo periodo, vediamo che siamo società sempre meno violente. La violenza sulle donne è diminuita anche se non in maniera rapida. Se poi osserviamo il fenomeno in prospettiva comparativa europea, possiamo affermare che non c’è una specificità italiana. Nel nostro Paese, a causa delle recenti vicende, se ne parla molto e ciò, nella tragedia, è una cosa positiva perché significa che esiste una pressione sociale perché cambi la mentalità che porta uomini a usare violenza contro le donne.
Dalla prospettiva di un economista, che legami esistono tra indipendenza economica e violenza di genere?
Ci sono due teorie che sono, in un certo senso, opposte. Una sostiene che la maggiore indipendenza economica da parte delle donne le rende meno ricattabili, più autonome e quindi riduce la probabilità di abusi da parte del partner. L’altra invece dice che, sostanzialmente, il partner dinanzi a una donna che ha successo in ambito lavorativo, reagisce con comportamenti violenti.
Quale teoria è più solida?
In realtà, esiste evidenza in tutte e due le direzioni. Ci sono vari studi che mostrano come l’aumento della partecipazione al mondo del lavoro, la disponibilità di reddito ecc. riduca l’esposizione delle donne alla violenza da parte del partner. Ci sono anche studi che mostrano come in realtà alcuni partner si sentono sminuiti dal successo delle donne. Poi c’è anche un aspetto culturale importante, che però non è facile da identificare e da misurare. Ci sono degli studi sulle comunità migranti in Europa che mostrano come le differenze di genere che osserviamo nei paesi di origine hanno un impatto sulla prevalenza della violenza in contesti socioeconomici completamente differenti. Il comportamento è quindi anche dettato dal retaggio culturale. Poi esistono anche altri fattori, per così dire, emotivi.
Cioè?
C’è uno studio famoso in economia in cui si mostra come la violenza familiare aumenti quando la squadra di football americano per cui si tifa perde in maniera inaspettata. Si è osservato, nel contesto statunitense, come una sconfitta della squadra di casa contro un avversario più debole causi un picco di violenza familiare nell’orario immediatamente successivo alla fine della partita. È una cosa che fa accapponare la pelle, ma esiste anche questo.
Non si parla abbastanza delle conseguenze economiche della violenza di genere.
Vari studi mostrano come l’effetto di subire violenza sia pesante non solo da un punto di vista psicologico, ma anche economico: la violenza provoca una minore partecipazione al mondo del lavoro da parte delle donne perché il trauma è molto pesante. Ci sono anche ricerche che indicano come anche i figli delle donne abusate abbiano dei traumi e ne risentano nel loro percorso scolastico e formativo, con effetti di lungo periodo. L’intera questione della violenza di genere, oltre ad essere inaccettabile per motivi etici, ha dei costi enormi per la società. Ritengo sia importante parlarne.
Discuterà anche dei possibili rimedi e mezzi di prevenzione?
Si, accennerò ad alcuni studi che hanno esaminato la situazione in Inghilterra e che hanno dimostrato come l’arresto sia molto efficace nel ridurre sia la ripetizione immediata della violenza – perché molto spesso gli episodi di violenza avvengono in sequenze ravvicinate – ma anche nel ridurre quella di medio periodo. Da questi studi, sembra purtroppo che le misure come il trasferimento in strutture protette siano meno efficaci per ridurre la reiterazione del reato. Altre misure efficaci sono l’impossibilità di ritiro della denuncia, introdotto in varie giurisdizioni e l’istituzione di corti con magistrati specializzati nel trattare reati legati alla violenza di genere, così come già avviene per il tribunale dei minori. Infine, anche la presenza di agenti di polizia donna aiuta a contrastare il fenomeno.
(zil)